Il talento italiano continua a giocare un ruolo di primo piano nella scena londinese delle startup tecnologiche.
A certificarlo è il Telegraph, che ha inserito cinque italiani nella sua Tech Hot 100, la lista dei 100 imprenditori di maggior successo tra i fondatori di aziende britanniche ad alto contenuto tecnologico nate dopo il 2008. Una lista compilata attraverso una ricerca che ha preso in considerazione in particolare il tasso di crescita delle aziende e il loro valore stimato.
Al gradino più alto tra gli italiani c’è Guido Meardi, 46 anni, ex Mc Kinsey, co-fondatore e CEO di V-Nova, una software company specializzata nella compressione dei file. Un’azienda fortemente innovativa (possiede oltre 300 brevetti), capace di acquisire due clienti chiave, Sky e Eutelsat, diventati anche investitori.
Elisabetta Maggio, 55 anni, è la fondatrice di U-Earth, azienda che produce purificatori d’aria e altri prodotti innovativi, tra i quali una nuova maschera anti-Covid. Un’azienda nata con una missione ambiziosa, creare un mondo libero dall’inquinamento e offrire accesso all’aria pura ad ogni persona, e che ha recentemente completato un’operazione di crowdfunding che l’ha valutata 30 milioni di sterline.
Il più giovane dei cinque è Stefano Vaccino, 38 anni, ex Goldman Sachs, fondatore e CEO di Yapily. La sua azienda ha sviluppato una piattaforma software che consente alle banche di fornire i loro servizi rispettando gli standard dell’iniziativa Open Banking. Una tecnologia premiata dagli investitori, che quest’anno hanno sottoscritto un giro di funding per 13 milioni di sterline.
Anche Aldo Monteforte, 53 anni, proviene dal mondo dell’Investiment banking, ma la sua attenzione si è rivolta al settore delle assicurazioni auto. La sua startup, The Floow, basata a Sheffield, si occupa di valutare la competenza dei guidatori analizzando i dati dei loro telefonini e delle “scatole nere” delle loro vetture. Informazioni che consentono alle società assicuratrici di offrire premi più convenienti ai guidatori più attenti.
Ma l’innovazione tecnologica a firma italiana non è soltanto legata al software. Tony Sanguinetti, 53 anni, ha puntato al settore dell’health & beauty con un’idea innovativa: creare un prodotto di bellezza al collagene da bere, invece che applicare sulla pelle, ispirato all’esperienza sviluppata in Giappone. La sua azienda, Minerva Research Labs, è oggi leader in questo mercato, ha venduto oltre 40 milioni di bottiglie ed è attiva in 37 paesi.
Italiani a parte, la lista del Telegraph è ricca di imprenditori provenienti da tutti gli angoli del mondo. Tanta Europa ma anche Stati Uniti, Israele, Russia, fino ad Australia e Yemen. E tra i primi 10 della lista, ben 5 sono nati oltre Manica. Una ulteriore dimostrazione, se ne ce fosse ancora bisogno, di come il Regno Unito abbia bisogno del talento e della creatività straniera per far crescere la propria economia. E di come nonostante le incertezze e le difficoltà introdotte dalla Brexit il paese, e Londra in particolare, rimanga oggi un luogo ideale per fare crescere un business globale.
(articolo pubblicato originariamente su londraitalia.com)